2023 – 6^ EDIZIONE

Incontro rinviato

La verità e la biro, Einaudi, 2023
«Tutto quello che non si può dire perché ferirebbe chi ci vuole bene, perché ci metterebbe in cattiva luce, perché non è il caso, perché chi me lo fa fare, perché la vita è già pesante così, perché non occorre complicarla, perché sì, perché no, perché…»
Difficile trovare qualcuno che ci dica la verità, visto che siamo noi stessi i primi a evitarla. Eppure non fa che inseguirci: ce l’abbiamo scritta sulla pelle, indelebile e spontanea come la penna biro su un taccuino. Quello che avete per le mani è un libro che non assomiglia a nessun altro. Un romanzo, una confessione, un saggio, un memoir, una meditazione brillante e appassionata sui nostri desideri, e su quest’epoca che ci vuole trasformare in esibizionisti e gladiatori.

TIZIANO SCARPA
Venezia, 1963.
Tra i suoi libri, Occhi sulla graticola (Einaudi 1996 e 2005), Venezia è un pesce (Feltrinelli 2000), Kamikaze d’Occidente (Rizzoli 2003), Stabat Mater (Einaudi 2008, 2010 e 2023, Premio Strega 2009 e Premio SuperMondello 2009), Il brevetto del geco (Einaudi 2016 e 2017), la raccolta di poesie Le nuvole e i soldi (2018), La penultima magia (Einaudi 2020) e La verità e la biro (Einaudi 2023).
Dall’inizio degli anni Novanta a oggi ha scritto testi per la scena e per la radio, fra cui L’infinito (Einaudi 2011).

ALESSANDRO CINQUEGRANI
Treviso 1974
E’ professore di Letteratura comparata all’Università Ca’ Foscari di Venezia. È autore di diversi volumi di critica letteraria tra cui Solitudine di Umberto Saba, Marsilio, 2007 e Il sacrificio di Bess. Sei immagini su nazismo e contemporaneità, Mimesis, 2018. Ha esordito nella narrativa nel 2012 con il romanzo Cacciatori di frodo, Miraggi, finalista al Premio Calvino e candidato al Premio Strega, da cui è stato tratto lo spettacolo teatrale omonimo (regia di Giuseppe Emiliani). Il romanzo è stato tradotto e pubblicato in Francia. Collabora con importanti riviste di critica letteraria e cinematografica. Ha scritto la drammaturgia Medea per il Teatro Bresci, selezionata nel Circuito Off del Teatro Stabile del Veneto. Pensa il risveglio, Terrarossa edizioni, il suo ultimo romanzo pubblicato nel 2021 è opera selezionata dalla giuria dei letterati del Premio Campiello 2022.

Michela Marzano si interroga intorno al significato del consenso.
Sceglie di farlo con un romanzo, più che mai in sintonia con il presente, per riflettere sull’ambiguità del rapporto con gli altri e con il nostro corpo.
E attraverso le esperienze della protagonista esplora il confine grigio tra consenso e sopruso.
Possiamo raccontare, scrivere, ricordare. Diventare madri amorevoli dei nostri corpi, del nostro passato, delle generazioni future
modera Elena Mattiuzzo

incontro organizzato da
quarantaduelinee circolazione culturale aps, SOMS, Circolo Galilei, Cartacarbone, Officina 31021, mai più soli, libreria LOVAT, ANPI
con il
patrocinio della città di Mogliano Veneto

Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa, Rizzoli, 2023
Ci sono stati periodi in cui Anna ci ha creduto, alla parità. Quella che va oltre le apparenze, “che premia indipendentemente dal genere, quella cui non interessa se sei truccata e come c’hai le gambe, e mette sullo stesso piano maschi e femmine”. Poi, però, come molte bambine e ragazze, puntualmente precipitava in quel bisogno, sempre lo stesso: essere vista, sentirsi preziosa. E, di fronte agli sguardi, alle mani, alle parole degli uomini, non riusciva a fare altro che cedere – spazio, voce, pezzi di sé. Abdicare al proprio corpo fino a sparire: come quella volta sul palco, lei che sognava di fare l’attrice e non riusciva a muovere un muscolo, divisa tra il desiderio di mostrarsi e il terrore di farlo davvero. Anche adesso, che lavora in radio e insegna in un master di giornalismo, l’istinto di ritrarsi per compiacere non l’abbandona mai del tutto. Poi, con i suoi studenti, si trova a discutere l’eredità del #MeToo a cinque anni dalla sua esplosione: da una parte loro, ventenni che scoprono la sessualità, dall’altra lei che ripensa al passato, a tutte le volte che ha ceduto. Quante sfumature diamo alla parola “consenso”? Quando possiamo essere sicuri che un “sì” non nasconda un’esitazione? Anna cerca colpevoli, ma non è sicura di potersi definire una vittima. Avrà bisogno di perdonare se stessa, guardandosi dentro con coraggio e onestà, per riuscire ad accettarsi e ad andare avanti. Michela Marzano invita lettori e lettrici a ragionare insieme con la curiosità e l’intelligenza che contraddistinguono la sua scrittura, in un romanzo che riflette sulle zone grigie e sull’ambiguità del rapporto che abbiamo con gli altri e con il nostro corpo.

MICHELA MARZANO
Roma, 1970
E’ professoressa ordinaria di Filosofia morale all’Università Paris Descartes, editorialista de «la Repubblica» e «La Stampa» e autrice di numerosi libri tradotti in molte lingue.
Ha pubblicato, tra gli altri, Volevo essere una farfalla, 2011; L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore (Premio Bancarella 2014); Papà, mamma e gender, 2015; L’amore che mi resta, 2017; Idda, 2019.
Per Rizzoli ha pubblicato Stirpe e vergogna, 2021, premiato con il SuperMondello 2022.

ELENA MATTIUZZO
Giornalista professionista, con esperienza televisiva, radiofonica e in editoria. Ufficio stampa, social media manager, comunicazione politica, formazione, PR e organizzazione eventi

2023 – 6^ EDIZIONE

Un posto difficile da raggiungere, arkadia, 2023
C’è un forte filo conduttore che unisce i racconti che compongono questa raccolta. I protagonisti sono persone che cercano un proprio posto nel mondo senza comprendere fino in fondo quale sia la strada da percorrere. A volte sono in cerca di un lavoro che dia senso a una vita di sacrifici, come in Limonium vulgare, altre volte invece stanno cercando un luogo che li isoli dal resto del mondo e gli permetta di rinforzare legami che si erano allentati come nel racconto Il vecchio in bicicletta. Alcuni hanno perso la luce della ragione, altri sanno che una scelta può salvarli dalla prigionia che si sono autoimposti. Ciò che li spinge ad andare avanti è la consapevolezza, spesso anche solo la speranza, che a pochi passi ci sia qualcosa che porti equilibrio nelle loro vite e le faccia risplendere, qualcosa che tolga loro di dosso la sensazione di essere gli unici a camminare con un passo lento mentre tutti gli altri stanno correndo. Un posto difficile da raggiungere osserva queste ricerche spasmodiche da angolazioni diverse, in scenari che dal quotidiano si spingono a sfiorare il surreale e l’horror, e mostra che, per quanto sia difficile il tragitto, alla fine di una ripida salita, c’è uno spiazzo alberato adatto al riposo.

GIANLUIGI BODI
1975
Lavora a Venezia all’Università Ca’ Foscari nella quale si è laureato in Lingue e letterature straniere.
Nel 2013 ha fondato il blog letterario “Senzaudio”. Nel 2015 ha vinto il concorso indetto dal festival letterario CartaCarbone con il racconto Perché piango di notte. È stato inoltre finalista nel 2018 e nel 2021 al contest “8×8, si sente la voce”. I suoi racconti sono apparsi su riviste letterarie sia digitali che cartacee. Nel 2020 un suo racconto breve è stato incluso nella raccolta I giorni alla finestra (Il Saggiatore). Ha curato le antologie Teorie e tecniche di indipendenza (VerbaVolant, 2016) e Hotel Lagoverde (LiberAria, 2021). Un suo scritto è stato inserito in Ti racconto una canzone (Arcana, 2022). Collabora con il sito web del Premio Comisso sul quale tiene la rubrica “Venetarium”.

ALESSANDRO CINQUEGRANI
Treviso 1974
E’ professore di Letteratura comparata all’Università Ca’ Foscari di Venezia. È autore di diversi volumi di critica letteraria tra cui Solitudine di Umberto Saba, Marsilio, 2007 e Il sacrificio di Bess. Sei immagini su nazismo e contemporaneità, Mimesis, 2018. Ha esordito nella narrativa nel 2012 con il romanzo Cacciatori di frodo, Miraggi, finalista al Premio Calvino e candidato al Premio Strega, da cui è stato tratto lo spettacolo teatrale omonimo (regia di Giuseppe Emiliani). Il romanzo è stato tradotto e pubblicato in Francia. Collabora con importanti riviste di critica letteraria e cinematografica. Ha scritto la drammaturgia Medea per il Teatro Bresci, selezionata nel Circuito Off del Teatro Stabile del Veneto. Pensa il risveglio, Terrarossa edizioni, il suo ultimo romanzo pubblicato nel 2021 è opera selezionata dalla giuria dei letterati del Premio Campiello 2022.

Antonio G. Bortoluzzi apre la terza parte della rassegna Parole di carta 6^ edizione.
Il suo nuovo libro Il saldatore del Vajont edito da Marsilio è uscito nelle librerie il 5 settembre scorso.
Un momento per ricordare il disastro del Vajont dal quale dal 9 ottobre 1963 ci separano sessanta anni.

L’incontro rientra nel progetto dolomiti metamorfosi di un paesaggio promosso da mu.ri museo diffuso regionale dell’ingegneria e M9 museo del ‘900 e curato con le Università degli Studi di Padova e Udine.

Il saldatore del Vajont, Marsilio, 2023
Sono sessanta gli anni che ci separano dal 9 ottobre 1963, la notte del disastro della diga del Vajont. Erano le 22.39 quando milioni di metri cubi di roccia e terra precipitarono in pochi istanti nell’acqua, e l’onda immensa si alzò nel cielo e annientò in pochi minuti migliaia di vite, paesi interi, storie e tradizioni secolari. Sessant’anni è anche la vita di un uomo al quale sono accadute tante cose: i giochi da ragazzino al torrente, le gite scolastiche, i libri d’avventura letti, e poi l’amore, i figli, gli amici, tutto questo dentro quarant’anni di fabbrica di cui molti vissuti nella zona industriale di Longarone, all’ombra della diga, uno scudo chiaro che però è una lapide, ancora piantata lì, in mezzo alle montagne.
Il saldatore del Vajont racconta questo tempo, attraverso l’esperienza di una visita guidata all’impianto idroelettrico – la centrale nella grotta di Soverzene, le gallerie, il corpo della diga, il coronamento, la frana del Monte Toc –, un viaggio che fa riemergere nel protagonista i ricordi della sua giovinezza contadina, memorie di famiglia e di paese, confidenze di colleghi che al Vajont hanno avuto vittime, accanto a immagini nitide e corporee della vita di cantiere e di capannone, dove la materia viene rimodellata: il calcestruzzo, la malta, la saldatura, e ancora attrezzi, ponteggi, tecniche, un fare concreto, faticoso e moderno, che ha soppiantato il lavoro millenario, massacrante, di uomini e donne sui prati ripidi, con le bestie, nelle valli alpine e sulle montagne.
Scorrendo le pagine, man mano che i fili e i nodi della memoria vengono rinsaldati, si comprende che le costruzioni umane sono simboli tragici. Tutta la perizia, i calcoli, il metallo, la sabbia, i sacchi di cemento accatastati e trasportati verso i cantieri, le migliaia di ore di lavoro di operai e artigiani abili, tutto quell’entusiasmo di partecipare a un’impresa: tutto è finito in pochi minuti.
Il saldatore del Vajont ci accompagna al di qua e al di là di uno dei “prima e dopo” della storia d’Italia, narrando l’epica della costruzione, l’idea di un’Italia all’avanguardia nelle opere pubbliche e nella potenza industriale, e infine il disastro, le morti, la distruzione irrimediabile, e ciò che resta, oggi. Bortoluzzi, narratore cresciuto nella cultura contadina di montagna e che da tanti anni lavora nella zona industriale di Longarone, con questo romanzo ci racconta un disastro del Vajont che interroga, tanti anni dopo, non solo i responsabili, ma tutti noi.

ANTONIO G. BORTOLUZZI
Alpago, 1965
Nel 2010 ha pubblicato il romanzo per racconti Cronache dalla valle, Biblioteca dell’Immagine; nel 2013 il romanzo Vita e morte della montagna, Biblioteca dell’Immagine – vincitore del premio Dolomiti Awards Miglior libro sulla montagna del Belluno Film Festival; nel 2015 il romanzo Paesi alti, Biblioteca dell’Immagine con cui ha vinto il Premio Gambrinus-Giuseppe Mazzotti nella sezione Montagna, cultura e civiltà ed è stato finalista al Premio della Montagna Cortina d’Ampezzo e al premio letterario del CAI Leggimontagna.
Nel 2019 ha pubblicato il romanzo Come si fanno le cose, Marsilio Editori da cui è tratta l’omonima commedia teatrale.
È stato finalista del Premio Italo Calvino nel 2008 e nel 2010.
E ’componente accademico del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna (GISM).
Suoi articoli sono pubblicati su riviste nazionali e sulle pagine culturali dei quotidiani del Nordest.
Nel 2022 ha pubblicato Montagna Madre – Trilogia del Novecento, Edizioni Biblioteca
dell’immagine, 2022, antologia che raccoglie i suoi tre primi romanzi.
Nel 2023, per Marsilio, è uscito Il saldatore del Vajont.

CLAUDIO PANZAVOLTA
Faenza, 1982.
Dopo essersi laureato in Storia contemporanea presso l’Università di Bologna, ha studiato Sceneggiatura cinematografica e televisiva a Roma. Suoi racconti e contributi sono apparsi su «Flanerí Mag», «Pastrengo» e «Rifrazioni». Vive a Venezia, dove lavora come editor della Narrativa italiana per Marsilio Editori; tiene inoltre corsi di scrittura e editing per la Scuola Holden e la Scuola di scrittura autobiografica e narrativa il Portolano. Ha pubblicato i romanzi L’ultima estate al Bagno Delfino (Isbn Edizioni 2014) e Al passato si torna da lontano (Rizzoli 2020).

GIORGIO PRADELLA
Architetto libero professionista.
Appassionato di montagna.
Si interessa di relazioni tra paesaggio e infrastrutture.
Ideatore e promotore dell’iniziativa mu.ri museo diffuso regionale dell’ingegneria.
Coordinatore comitato scientifico del progetto interuniversitario di ricerca e divulgazione dolomiti, fabbriche del paesaggio.
Collabora con le Università degli Studi di Padova e di Udine
Ha pubblicato il libro Carlo Pradella ingegnere, Marsilio.

GIANMARIO GUIDARELLI
Ricercatore in Storia dell’Architettura all’Università degli Studi di Padova e professore incaricato alla Facoltà Teologica del Triveneto. E’ membro dello steering committee del progetto di ricerca internazionale “Visualizing Cities”.
Coordina i progetti “Chiese di Venezia. Nuove prospettive di ricerca”, “La città medievale. La città dei frati. Medieval city. City of the friars” (con Silvia Beltramo) e “Armonie Composte. Ciclo di seminari sul paesaggio monastico” (con Elena Svalduz). Ha pubblicato saggi e monografie sul Rinascimento veneziano (in particolare sull’architettura religiosa, sulla cultura del cantiere, su Tintoretto e l’architettura ) e sulla architettura religiosa tra Medioevo e Rinascimento. Attualmente la sua attività di ricerca si è concentrata sull’architettura delle abbazie benedettine cassinesi nel Rinascimento e sul tema del paesaggio monastico nell’Umanesimo italiano.


“4 chiacchiere per 3 autori” è il titolo del nuovo appuntamento.
Un incontro con una veste diversa: Elena Sbrojavacca, Nicola De Cilia, Giacomo Carlesso ci accompagnano a scoprire la vita, i luoghi e la poetica di tre autorevoli autori veneti: Andrea Zanzotto, Giovanni Comisso e Goffredo Parise.

Indagando gli esordi della poesia in dialetto di Andrea Zanzotto, Elena Sbrojavacca si interroga sulle ragioni che portarono il poeta di Pieve di Soligo, sul finire degli anni ’70, ad includere nell’ampio ventaglio delle sue risorse espressive anche il vernacolo della sua terra natale. A partire dall’analisi di un testo dialettale non finito, “Appunti e abbozzi per un’ecloga in dialetto sulla fine del dialetto”, cerca di individuare alcuni motivi centrali nella sua poesia che ritornano nella prima raccolta in lingua veneta, “Filò” (1976), e che caratterizzano anche le opere successive. Quello che il poeta riesce ad afferrare, e con difficoltà, sgraffignandolo appena con le unghie, è una conoscenza frammentaria – a «s’cesene», ‘schegge’ – di quell’universo sommerso, «scompaginato e sparpagliato» che è l’esistenza.

La narrativa di Giovanni Comisso ha attraversato il Novecento, le sue poetiche, i suoi estremismi e i suoi artifici, uscendone salva e assoluta. Forte di uno sguardo naturale e diretto al mistero delle cose, alla loro nuda verità, lo scrittore organizza la sua magistrale prosa, incantatrice e musicale, e dà conto della continua esperienza dell’evento. Nicola De Cilia ci accompagna a scoprire la vita, i luoghi e la poetica di Comisso, scegliendo come privilegiati luoghi d’analisi “Giorni di guerra” e “La mia casa di campagna”, fornendo allo stesso tempo paralleli e raffronti storico-letterari
[Da Giovanni Comisso. Invito alla lettura, per Digressioni Editore,2021]

Con una scrittura chiara e precisa, Giacomo Carlesso ci mostra i caratteri artistici principali di Goffredo Parise, e ne evidenzia gli aspetti ancora attualissimi. Uno scrittore etologo che, per sua ammissione, ha vissuto più come artista che come letterato, muovendo direttamente verso la realtà, verso la vita, grazie a un approccio sensoriale che ne ha definito – a volte in modo totale, altre volte in modo più bilanciato – l’intera produzione letteraria. Tornare a Parise, autore sempre capace di reinventarsi e di raggiungere nuovi originali equilibri, significa indagare insieme il caos mai pacificato del mondo
[Da Goffredo Parise. Invito alla lettura, per Digressioni Editore,2022]

ELENA SBROJAVACCA
Treviso, 1989
E’ dottoressa di ricerca in italianistica all’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Si occupa di letteratura italiana moderna e contemporanea e di teorie della critica letteraria.
Ha curato per BUR un volume sul teatro pirandelliano. I suoi contributi scientifici riguardano: Gianfranco Contini, Beppe Fenoglio, Luciano Erba, Andrea Zanzotto, Jonathan Coe, Roberto Calasso. E’ componente della redazione della rivista “Archivio d’Annunzio”.
Dal 2016 collabora come relatrice ai festival La fiera delle parole, Da giovani promesse… di Padova e Cartacarbone Festival di Treviso.
Nel 2021 ha pubblicato Letteratura assoluta Le opere e il pensiero di Roberto Calasso, Feltrinelli

NICOLA DE CILIA
Treviso, 1963
Critico letterario e insegnante; collabora con le riviste “Lo straniero” e “Gli asini”, dirette da Goffredo Fofi .
Ha scritto un libro inchiesta, Pedagogia della palla ovale, edizioni dell’asino, Roma 2015 e il romanzo Uno scandalo bianco, Rubbettino 2016.
Ha curato i libri di Nico Naldini, Alfabeto degli amici, L’ancora del mediterraneo, Napoli 2004, Come non ci si difende dai ricordi, Cargo, Napoli 2005 e un’antologia dedicata a Giovanni Comisso, Viaggi nell’Italia perduta, edizioni dell’asino, 2017.
Nel 2018, ha pubblicato la raccolta di saggi Saturnini, malinconici, un po’ deliranti. Incontri in terra veneta e, nel 2019, Geografie di Comisso. Cronaca di un viaggio letterario (entrambi a cura di Maria Gregorio, pubblicati da Ronzani Editore).
Nel 2021 ha pubblicato Giovanni Comisso. Invito alla lettura, per Digressioni Editore

GIACOMO CARLESSO
1994
E’ dottorando di ricerca in Italianistica all’Università Ca’ Foscari di Venezia con un progetto dal titolo Scenari odeporici di Giovanni Comisso. Dall’epistolario privato alle opere edite (1920-1968). Agli studi su Comisso, alcuni dei quali pubblicati per riviste e opere collettive, affianca l’interesse per altri autori di area veneta, in particolare Parise e Buzzati. Fa parte del comitato di redazione della rivista internazionale di studi “Ermeneutica Letteraria”
Nel 2022 ha pubblicato Goffredo Parise. Un invito alla lettura, Digressioni Editore, 2022

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Raul Gardini, la storia della sua ascesa ai vertici della Montedison e poi della sua caduta è al centro del romanzo di Elena Stancanelli, Il tuffatore. Un libro molto documentato, che ricostruisce passo passo il clima politico degli anni Ottanta e dell’inizio degli anni Novanta (Gardini si suicida nel luglio 1993) e insieme la formazione della scrittrice avvenuta in quel periodo. La figura di Gardini, nato a Ravenna nel 1933, si ammanta di leggenda: è un uomo che ama le sfide sportive ed economiche, un giocatore, un cacciatore, un tuffatore, uno spirito inquieto. Con il matrimonio con Idina e poi con la morte del suocero, diventa il capo del gruppo Ferruzzi. Non si ferma mai, Gardini, al centro dei suoi interessi c’è l’innovazione tecnologica, il desiderio di rendere il mondo un posto migliore. Nella lettura che Stancanelli dà del suo suicidio c’è anche la percezione della fine di un mondo e di una mentalità, la sensazione di una sconfitta definitiva.
da RAI Cultura

ELENA STANCANELLI
Firenze, 1965
Ha esordito nel 1998 con il romanzo Benzina (Premio Giuseppe Berto). Ha scritto Firenze da piccola (2006), A immaginare una vita ce ne vuole un’altra (2007), Mamma o non mamma (2009, con Carola Susani) e Un uomo giusto (2011). Per La nave di Teseo ha pubblicato La femmina nuda (2016, finalista al Premio Strega) e Venne alla spiaggia un assassino (2019). Collabora con “la Repubblica” e “La Stampa”. Con Emma Dante e Giorgio Vasta ha scritto la sceneggiatura del film Le sorelle Macaluso.
Nel 2022 ha pubblicato per La nave di Teseo il romanzo Il Tuffatore (Finalista al Premio Campiello 2022 – Premio Letterario Viareggio-Rèpaci 2022 – Narrativa. Libro finalista)

ELENA SBROJAVACCA
Treviso, 1989
E’ dottoressa di ricerca in italianistica all’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Si occupa di letteratura italiana moderna e contemporanea e di teorie della critica letteraria.
Ha curato per BUR un volume sul teatro pirandelliano. I suoi contributi scientifici riguardano: Gianfranco Contini, Beppe Fenoglio, Luciano Erba, Andrea Zanzotto, Jonathan Coe, Roberto Calasso. E’ componente della redazione della rivista “Archivio d’Annunzio”.
Dal 2016 collabora come relatrice ai festival La fiera delle parole, Da giovani promesse… di Padova e Cartacarbone Festival di Treviso
Nel 2021 ha pubblicato Letteratura assoluta Le opere e il pensiero di Roberto Calasso, Feltrinelli

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Dove Qualcosa Manca, Edizioni readerforblind, 2022
1958. Le Prealpi venete, un paese a mezza costa, la porta di un emporio da cui entrano ed escono voci. A gestire la bottega, Caterina e Pietro; qui, marito e moglie hanno ricostruito il loro presente dopo gli anni della guerra che, solo quattordici anni prima, ha messo a dura prova i fratelli Caterina, Carlo ed Emma, impegnati tra le fila partigiane della Resistenza. Ora il mondo si ricostruisce, il miracolo economico fa capolino; e tuttavia, nonostante l’apparente serenità, il bicchiere è in bilico sull’orlo del tavolo perché la storia personale di Caterina e della sua famiglia è piena di cose non dette. Quando Matthias Rubl, ex tenente della Wehrmacht in pensione, torna in paese con la sua macchina fotografica a tracolla, niente è più come prima. Il passato ritorna, sconvolge coscienze, altera equilibri e deforma relazioni finché, pezzo dopo pezzo, in un andirivieni temporale tra il ’44 e il ’58, si svela il dramma di scelte difficili e la continua ricerca dei tasselli che riempiano quello spazio proprio dove qualcosa manca

FRANCESCA ZANETTE
1982
Vive a Treviso dove lavora nel campo del marketing e della comunicazione visiva come libera professionista. Ha all’attivo diverse esposizioni di progetti artistici fotografici, in mostre collettive e personali, e la pubblicazione di racconti su riviste online e cartacee.
Nel 2019 partecipa al contest letterario organizzato da Tuga Edizioni e readerforblind con il racconto Ctrl. Alt. Canc., arrivando finalista e aggiudicandosi la pubblicazione nell’antologia Vite sottopelle. Racconti sull’identità, che vedrà la luce alla fine dello stesso anno.
Dove qualcosa manca, pubblicato nel 2022, è il suo primo romanzo

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La stanza delle mele, Feltrinelli, 2022
È l’estate del 1954, Giacomo Nef ha undici anni e con i due fratelli maggiori vive dai nonni paterni a Daghè, sulle pendici del Col di Lana, nelle Dolomiti bellunesi. “Tre case, tre fienili, tre famiglie.” I bambini sono orfani e l’anziano capofamiglia li tratta con durezza e severità, soprattutto il più piccolo. Il nonno è convinto infatti che Giacomo sia nato da una relazione della nuora in tempo di guerra e lo punisce a ogni occasione, chiudendolo a chiave nella stanza delle mele selvatiche. Lì il ragazzino passa il tempo intagliando il legno e sognando l’avventura, le imprese degli scalatori celebri o degli eroi dei fumetti, e l’avventura gli corre incontro una tarda sera d’agosto. Con l’approssimarsi di un terribile temporale, Giacomo viene mandato dal nonno nel Bosch Negher a recuperare una roncola dimenticata al mattino. Mentre i tuoni sembrano voler squarciare il cielo, alla luce di un lampo scopre vicino all’attrezzo il corpo di un uomo appeso a un albero. L’impiccato è di spalle e lui, terrorizzato, fugge via. Per tutta la vita Giacomo cercherà di sciogliere un mistero che sembra legato a doppio filo con la vita del paese, con i suoi riti ancestrali intrisi di elementi magici e credenze popolari. Matteo Righetto conosce profondamente il mondo arcaico della montagna – durissimo e al contempo vivo di profumi, sapori, dialetto e leggende – e ce lo restituisce nel suo romanzo più maturo e incalzante. Leggerlo è una corsa notturna nel bosco, con il cuore in gola.
I segreti tornano sempre a galla attraverso le leggende.

MATTEO RIGHETTO
Padova, 1972
E’ docente di Lettere
Ha esordito con Savana Padana, TEA, 2012, seguito dai romanzi La pelle dell’orso, Guanda, 2013, da cui è tratto l’omonimo film interpretato da Marco Paolini.
Ha pubblicato per TEA nel 2016 Apri gli occhi, vincitore del Premio della Montagna Cortina d’Ampezzo e nel 2017 Dove porta la neve
Per Mondadori ha scritto la “Trilogia della Patria” – che comprende i romanzi L’anima della frontiera (2017), L’ultima patria (2018), La terra promessa (2019) – e, insieme a Mauro Corona, Sillabario alpino Il passo del vento, 2019. La trilogia è stata tradotta in molti Paesi, tra cui Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia, Germania, Olanda.
Per il teatro ha scritto Da qui alla Luna, prodotto dal Teatro Stabile del Veneto e portato in scena da Andrea Pennacchi.
Nel 2019 ha ricevuto il Premio Speciale Dolomiti UNESCO.
Nel 2020 ha pubblicato I prati dopo di noi e nel 2022 La stanza delle mele, entrambi editi da Feltrinelli.
Dirige la collana “VentoVeneto” di Ronzani Editore.

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Come si fanno le cose, Marsilio, 2019
Lungo il fiume Piave, tra capannoni e ditte artigianali ormai prive del vigore di un tempo, ha sede la Filati Dolomiti, fabbrica sfiancata, come molte, dalla crisi degli anni Duemila. È qui che lavorano Valentino e Massimo, due cinquantenni addetti alla manutenzione dei macchinari. Disilluso e nostalgico il primo, esuberante e roso da una rabbia latente il secondo, i due hanno visto passare su di sé e sugli altri operai le macine della recessione, con la cassa integrazione, i tagli e la mobilità volontaria, fino a un incendio che per poco non li condannava allo stesso tragico destino patito dagli operai della Thyssen. Quando una ditta orafa gestita da persone rampanti e senza scrupoli apre i battenti in quello che un tempo era un magazzino della Filati Dolomiti, Massimo e Valentino – conoscendo anfratti e segreti dell’azienda – decidono di preparare la rapina con cui procurarsi l’oro necessario per realizzare il loro sogno: abbandonare il logorio e le miserie della fabbrica e rilevare un agriturismo sui monti, per iniziare una vita nuova, più giusta. La meticolosa messa a punto del piano procede spedita e senza intoppi, finché un giorno, sulla corriera che lo porta al lavoro, Valentino incontra Yu, una ragazza cinese di ventisei anni che odora di fritto e trascrive su un taccuino le parole italiane che ancora non conosce. Risvegliato dal calore di un amore che credeva sopito per sempre, l’uomo dovrà rimettere in discussione la sua vita e le sue scelte: quando una cosa è sul punto di esplodere, però, è difficile riuscire a fermarla, o anche solo a farle cambiare direzione. In queste pagine folgoranti e avvincenti, attraverso la storia di due operai in cerca di riscatto, Antonio G. Bortoluzzi racconta le Dolomiti che cingono le valli del bellunese e sembrano sorvegliare le aree produttive nate dopo la tragedia del Vajont. Un romanzo di montagna, di industria, di avventura e, in fondo, d’amore.

ANTONIO G. BORTOLUZZI
Alpago, 1965
Nel 2010 ha pubblicato il romanzo per racconti Cronache dalla valle, Biblioteca dell’Immagine; nel 2013 il romanzo Vita e morte della montagna, Biblioteca dell’Immagine – vincitore del premio Dolomiti Awards Miglior libro sulla montagna del Belluno Film Festival; nel 2015 il romanzo Paesi alti, Biblioteca dell’Immagine con cui ha vinto il Premio Gambrinus-Giuseppe Mazzotti nella sezione Montagna, cultura e civiltà ed è stato finalista al Premio della Montagna Cortina d’Ampezzo e al premio letterario del CAI Leggimontagna.
Nel 2019 ha pubblicato il romanzo Come si fanno le cose, Marsilio Editori da cui è tratta l’omonima commedia teatrale.
È stato finalista del Premio Italo Calvino nel 2008 e 2010.
Oggi è membro accademico del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna (GISM).
Suoi articoli sono pubblicati su riviste nazionali e sulle pagine culturali dei quotidiani del Nordest.
Nel 2022 ha pubblicato Montagna Madre – Trilogia del Novecento, Edizioni Biblioteca dell’immagine, 2022, antologia che raccoglie i suoi tre primi romanzi

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Prosegue la rassegna Parole di carta 6^ edizione 2022-2023.
C’è una novità: il liceo Berto è stato coinvolto e avrà un ruolo attivo e importante in questo interessante percorso. La scelta delle scrittrici e degli scrittori è stata condivisa e la risposta da parte degli autori è stata entusiasta, dimostrando come la scuola sia riconosciuta per l’attenzione che dimostra per la lettura e per i progetti extracurricolari.
Gli incontri sono a cadenza mensile e si svolgeranno nella sala del centro sociale alle ore 20.30.
Il Comune di Mogliano Veneto infatti sostiene e patrocina l’iniziativa.
Un modo per coinvolgere giovani, lettori e cittadini nel progetto culturale che l’associazione promuove ormai da otto anni con la rassegna Parole di Carta.

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2022 – 6^ EDIZIONE


La vita fuori di sé Una filosofia dell’avventura, Marsilio, 2022
A chi non è mai capitato di veder riaffiorare all’improvviso nella memoria il viaggio che ha spazzato via molte certezze, quell’incontro erotico tanto intenso da far scoprire il vero piacere o l’effetto imprevisto e sconcertante di un libro, un quadro, una melodia che ci hanno letteralmente trascinati oltre i limiti del nostro Io? Sono le avventure, esperienze che spezzano la routine, fratture dimenticate o rimosse che, se rievocate, riaccendono i desideri messi a tacere. In un avvincente corpo a corpo con i testi fondativi della cultura occidentale e le letture più originali della contemporaneità, l’autore fa dialogare i problemi del nostro quotidiano e le Storie di Erodoto, le intuizioni di Georg Simmel e l’Odissea di Kazantzakis, il teatro di Sartre e le «confessioni» di Platone nel suo scritto più autobiografico, la saggezza ironica di Montaigne e le spiazzanti metafore di Jankélévitch. Come in un diario di viaggio, affascinanti connessioni attraverso i secoli e i continenti ci riportano così sul campo di Maratona, alle radici dei concetti di libertà e di felicità per i greci; in Sudamerica con Alexander von Humboldt, precursore di un’idea di natura che non possiamo non fare nostra; a Praga, tra il pubblico scandalizzato della prima assoluta del Don Giovanni di Mozart, e nel deserto nordafricano, sulle tracce della scrittrice Isabelle Eberhardt. Un invito a metterci in discussione senza necessariamente ricorrere a una fuga into the wild, perché «un’impresa ardita o un episodio irrilevante: tutto può essere avventura oppure ordinaria esistenza, può inserirsi nella sceneggiatura della nostra vita o configurarsi come eccezione esaltante, che però “misteriosamente” racchiude quella vocazione inconfessata che il quotidiano non sa portare alla luce»

PIETRO DEL SOLDA’
Venezia, 1973
Laureato in filosofia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, allievo del prof. Umberto Galimberti con cui ha conseguito anche il dottorato di ricerca.
Ha insegnato Giornalismo culturale e radiofonico all’Università Sapienza di Roma e, Filosofia ed etica dell’informazione al Master “Management della comunicazione e delle politiche culturali” dell’Università IUAV di Venezia.
E’ autore e conduttore dei programmi di Rai Radio3 Tutta la città ne parla programma vincitore del Premio Internazionale Flaiano 2018, e Zarathustra.
Ha pubblicato saggi sul pensiero antico e, nel 2007, Il demone della politica. Rileggendo Platone: dialogo, felicità, giustizia. Scrive sulla «Domenica» del «Sole 24 Ore».
Per Marsilio è autore di Non solo di cose d’amore. Noi, Socrate e la ricerca della felicità (2018, premio Biblioteche di Roma 2018, premio Alessandro Leogrande 2019) e di Sulle ali degli amici. Una filosofia dell’ incontro (2020, premio Città delle Rose).
Designato dal Ministero della cultura, è stato nominato consigliere del Teatro Stabile del Veneto

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Al passato si torna da lontano, Rizzoli, 2020
È il 1944, il cacciabombardiere Pippo vola sui cieli della Romagna e Anita è appena una bambina. Ma non dimenticherà mai il momento in cui l’hanno strappata dalle braccia della madre, fucilata dai fascisti. E neanche quando il padre Armando, deperito e irriconoscibile, ritorna dalla Germania dopo un lungo viaggio in sella a una bici di fortuna. A guerra finita, insieme al padre ritrovato e alla zia Ada, che si è presa cura di lei e di sua sorella Edda, Anita proverà a lasciarsi gli anni più difficili alle spalle e a costruirsi un futuro. Armando otterrà un impiego alla Società anonima elettrificazione, viaggiando tra Italia, Grecia, Turchia e Nord Africa. E intanto Anita attraverserà l’adolescenza e la giovinezza con testardaggine e alla costante ricerca di giustizia, vivendo in prima persona i movimenti di emancipazione femminile e i dibattiti interni alla sinistra italiana, spesso in conflitto con Edda, più schiva e conservatrice. Amori, matrimoni, rivelazioni, delusioni e invidie scandiscono la vita della famiglia Castellari, mentre lontano dal piccolo paese romagnolo – nel ventennio della caduta e della risalita, dell’orrore e della speranza – il mondo va avanti, tra tensioni politiche, scoperte scientifiche, conquiste civili, esplosione del jazz e cronache del jet set. A unire le due sorelle, però, resterà sempre il ricordo della madre, e la ricerca dell’uomo che l’ha uccisa. Attraverso una narrazione inarrestabile, arricchita da fotografie e mappe narrative, e capace di dare profondità a ciascuna delle numerose figure che occupano la scena, Claudio Panzavolta ci racconta l’epopea di una famiglia italiana. Sullo sfondo, la piccola e la grande Storia si intrecciano tra loro, diventando le altre protagoniste di questo romanzo strepitoso

CLAUDIO PANZAVOLTA
Faenza, 1982.
Dopo essersi laureato in Storia contemporanea all’Università di Bologna, ha studiato Sceneggiatura cinematografica e televisiva a Roma.
Suoi racconti e contributi sono apparsi sulle riviste «Flanerí Mag», «Pastrengo» e «Rifrazioni»
Lavora come editor per la casa editrice Marsilio.
Insegna al Master in Editoria dell’Università degli Studi di Verona.
Nel 2014 ha pubblicato il romanzo L’ultima estate al Bagno Delfino.
Il suo ultimo romanzo Al passato si torna da lontano, Rizzoli, è stato pubblicato nel 2020

ELENA SBROJAVACCA
Treviso, 1989
E’ dottoressa di ricerca in italianistica all’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Si occupa di letteratura italiana moderna e contemporanea e di teorie della critica letteraria.
Ha curato per BUR un volume sul teatro pirandelliano. I suoi contributi scientifici, pubblicati riguardano: Gianfranco Contini, Beppe Fenoglio, Luciano Erba, Andrea Zanzotto, Jonathan Coe, Roberto Calasso. E’ componente della redazione della rivista Archivio d’Annunzio.
Dal 2016 collabora come relatrice ai festival La fiera delle parole, Da giovani promesse… di Padova e Cartacarbone Festival di Treviso
Nel 2021 ha pubblicato Letteratura assoluta Le opere e il pensiero di Roberto Calasso, Feltrinelli.

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Altro nulla da segnalare, Einaudi, 2022
Premio Campiello Opera Prima, 2022
Altro nulla da segnalare, il libro che ha vinto all’unanimità il Premio Italo Calvino 2021, è un testo raro, prodigioso. Al centro, le storie struggenti dei «paz»: i pazienti – o i pazzi, direbbero i più – dei servizi psichiatrici nati subito dopo la chiusura dei manicomi: uomini e donne che si ritrovarono improvvisamente liberi nel mondo, o che nel mondo non sapevano più come abitare. Le storie a cui dà vita Francesca Valente ruotano sempre attorno a punti luminosi: dettagli, pensieri, eventi; non mirano mai a raccontare le vite dei personaggi, cercano piuttosto il cuore pulsante della loro umanità: perché è lì, in quel frammento di memoria che li riguarda, portato alla luce ma irriducibilmente oscuro, che può essere racchiusa ogni prospettiva d’universalità.

«Occhipinti, insonne, insisteva nell’ordinare champagne: le ho portato in sostituzione dello stesso dell’acqua, ma ha dimostrato, rovesciandomela in testa, di non gradirla. Tutti gli altri signori ospiti hanno dormito, tranne la signora Agosta, che continua ad andare al gabinetto e spacca tutto. Altro nulla da segnalare». «Altro nulla da segnalare» è la formula di rito con cui, nei primi anni Ottanta, si chiudevano i rapportini quotidiani degli infermieri del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura dell’Ospedale Mauriziano di Torino, uno dei primissimi esperimenti di «reparto aperto» subito dopo la promulgazione della Legge 180. Chi finiva il turno riferiva con semplicità a chi lo iniziava quanto era avvenuto nelle ore precedenti: cose ordinarie e straordinarie. Episodi comici, tragici, feroci. In quelle note «c’era un’umanità che raccontava un’altra umanità, con benevolenza e un sincero sforzo di comprensione. Spesso erano entrambe umanità dolenti». Partendo proprio dai rapportini, e dai racconti fatti all’autrice dallo psichiatra del reparto Luciano Sorrentino – che un giorno è andato a casa sua affidandole uno scatolone pieno di tutte le carte che aveva accumulato negli anni -, Francesca Valente ha dato vita a un testo senza paragoni, dove il confine tra documento e scrittura letteraria è sempre mobile e indefinibile. A ogni pagina si avverte che la sua penna cerca qualcosa, mentre insegue le storie di pazienti, medici, infermieri, a partire dalle tracce a disposizione. Qualcosa che miracolosamente trova e ci mette davanti agli occhi. «Perché le tante persone passate per i repartini hanno lasciato minuscoli frammenti: il resto è in un cono d’ombra. E perché ognuna di queste storie è una possibile versione di qualcosa che è accaduto realmente, una fotografia ricomposta di una vicenda individuale e collettiva».

FRANCESCA VALENTE
Torino, 1974
Per molti anni è stata traduttrice dall’inglese, dal francese e dal giapponese per case editrici e studi di animazione italiani e internazionali. Dal 2014 lavora come copywriter. Suoi testi sono stati musicati dai jazzisti Francesco Aroni Vigone e Stefano Risso. Ha studiato giapponese a Ca’ Foscari e arte contemporanea all’Ucla. Ha scritto il libro per bambini Il miele. Tutti i segreti delle api, Slow Food Editore 2010.
Per Einaudi ha pubblicato Altro nulla da segnalare, 2022, vincitore del Premio Campiello Opera Prima 2022.

CHIARA PINI
Padova, 1967
E’ docente di Lettere alla Scuola Secondaria di I Grado; collabora con un gruppo di linguisti esperti di modello valenziale ed è impegnata in attività di formazione dei docenti. È autrice di Un nido di candide piume, l’Erudita, Giulio Perrone, 2018, finalista al Premio Internazionale di Letteratura Città di Como 2019. Un suo contributo è in Quaderni Mediterranei, vol. II, Quel fantastico viaggio, a cura di Silvestro Neri e Lorenzo Cittadini. Fa parte dell’associazione quarantaduelinee|circolazione culturale aps e del collettivo Le Ortique

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Il Duca, Einaudi, 2022
Un paese di montagna, un’antica villa con troppe stanze, l’ultimo erede di un casato ormai estinto, lo scontro al calor bianco tra due uomini che non sembrano avere nulla in comune… Quanto siamo fedeli all’idea di noi stessi che abbiamo ricevuto in sorte? Matteo Melchiorre ha costruito una storia tesissima ed epica sulla furia del potere, le leggi della natura e la libertà individuale. Un romanzo che ci interroga a ogni riga sulla forza necessaria a prendere in mano il proprio destino: «il modo giusto per liberarsi del passato non è dimenticarlo, ma conoscerlo»

MATTEO MELCHIORRE
1981
Dopo essere stato ricercatore all’Università degli Studi di Udine, all’Università Ca’ Foscari e allo Iuav di Venezia, è direttore dal 2018 della Biblioteca del Museo e dell’Archivio Storico di Castelfranco Veneto.
Si occupa di storia economica e sociale del medioevo e della prima età moderna, e di storia della montagna e dei boschi. Autore di numerosi saggi storici, tra gli altri libri ha pubblicato: Requiem per un albero. Resoconto dal Nord Est, Spartaco 2004, La banda della superstrada Fenadora-Anzú (con vaneggiamenti sovversivi), Laterza 2011, La via di Schenèr. Un’esplorazione storica nelle Alpi, Marsilio 2016, Premio Mario Rigoni Stern 2017 e Premio Cortina 2017 e Storia di alberi e della loro terra, Marsilio 2017. Per Einaudi ha pubblicato Il Duca, 2022.

GIACOMO CARLESSO
1994
E’ dottorando di ricerca in Italianistica all’Università Ca’ Foscari di Venezia con un progetto dal titolo Scenari odeporici di Giovanni Comisso. Dall’epistolario privato alle opere edite (1920-1968). Agli studi su Comisso, alcuni dei quali pubblicati o in corso di pubblicazione per riviste e opere collettive, affianca l’interesse per altri autori di area veneta, in particolare Parise e Buzzati. Fa inoltre parte del comitato di redazione della rivista internazionale di studi “Ermeneutica Letteraria”. Nel 2022 ha pubblicato Goffredo Parise. Un invito alla lettura, Digressioni editore.

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Montagna Madre – Trilogia del Novecento, Edizioni Biblioteca dell’immagine, 2022
Questa antologia racconta di chi siamo figli e figlie, di quale Novecento. E quale montagna è nostra madre. Quand’ero bambino e scendevo a piedi in paese a volte incontravo degli adulti che non conoscevo. Loro mi osservavano con una certa insistenza, magari interrompendo il lavoro sui prati, e poi mi chiedevano: Sétu de chi pó ti, mòro? Di chi sei, bambino? Io, oltre la siepe, inchiodato sulla ghiaia bianca della strada e quasi sull’attenti elencavo madre, padre, nonni, zii, cugini. Gli adulti assentivano e avevo la sensazione che piano piano mi collocassero da qualche parte. Non mi piaceva quell’interrogatorio sotto il sole e avvertivo il rossore arrivare fino alle orecchie, mi sentivo come un salame fresco appena insaccato e appeso in cantina: tastato, osservato, perfino odorato. Quado venivo congedato e potevo riprendere la via verso il paese ero ben felice, avevo solo il compito di portare a casa i saluti, e l’impegno era di tenere bene a mente il nome della persona che li inviava. Oggi ho l’età di quegli uomini e quelle donne dei paesi alti e penso non fossero degli impiccioni desiderosi di scoprire novità per darsi al pettegolezzo, ma che con le loro domande indiscrete stessero raccontando una storia, anche a me. Non era quindi un interrogatorio, ma il disegno di una mappa.
Credo sia da lì che ho iniziato ad appartenere a un luogo.

ANTONIO G. BORTOLUZZI
Alpago, 1965.
Nel 2010 ha pubblicato il romanzo per racconti Cronache dalla valle, Biblioteca dell’Immagine; nel 2013 il romanzo Vita e morte della montagna, Biblioteca dell’Immagine – vincitore del premio Dolomiti Awards Miglior libro sulla montagna del Belluno Film Festival;
nel 2015 il romanzo Paesi alti, Biblioteca dell’Immagine con cui ha vinto il Premio Gambrinus-Giuseppe Mazzotti nella sezione Montagna, cultura e civiltà ed è stato finalista al Premio della Montagna Cortina d’Ampezzo e al premio letterario del CAI Leggimontagna.
Nel 2019 ha pubblicato il romanzo Come si fanno le cose, Marsilio Editori da cui è tratta l’omonima commedia teatrale. È stato finalista del Premio Italo Calvino nel 2008 e 2010.
Oggi è membro accademico del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna (GISM).
Suoi articoli sono pubblicati su riviste nazionali e sulle pagine culturali dei quotidiani del Nordest.

GIORGIO PRADELLA
Venezia, 1957
E’ architetto libero professionista.
Appassionato di montagna.
Si interessa di relazioni tra paesaggio e infrastrutture.
Ideatore del progetto mu.ri | museo diffuso regionale dell’ingegneria.
Collabora con le università di Padova, Udine.

SONIA VAZZA
1981
Vive in Alpago BL. Ha conseguito Laurea in Relazioni Pubbliche e Pubblicità all’Università IULM e Laurea specialistica in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali all’Università Ca’ Foscari di Venezia.