
L’inutilità dei buoni, Divergenze editore, 2020
Roberto non trattiene ricordi, ed occupa il vuoto della mente aggrappandosi alla ripetizione di gesti meccanici e ossessivi, controllato dagli assistenti sociali. Bruno, invece, convinto di essere vittima dell’egoismo altrui, si ostina in modo distruttivo a trovare negli altri approvazione di cui ha bisogno. Storie parallele in un romanzo di formazione al contrario, in cui l’incontro inconsuete di due uomini nei panni del medesimo, fa emergere il lato oscuro di entrambi. Le parlai delle mie paranoie, delle mie titubanze, dell’ipersensibilità. “E ti stupisci di essere da solo?” aveva detto ridendo, con espressioni che pareva alludere a qualcosa di più promettente. “Mi stai dicendo che sei ancora interessata?” avevo chiesto allora, accorgendomi subito d’avere frainteso. “È tardi, ma sarebbe stato bello allora. Chissà cosa sarebbe successo se solo avessi risposto per tempo”. Era il suo modo di rifiutarmi, l’unico che le avrebbe garantito un interesse perpetuo da parte mia.